FESSURE

April-June 2013

INTERNATIONAL MUSEUM OF CERAMIC DESIGN, Cerro di Laveno Mombello

Alis-Filliol, Sergio Breviario, Giulia Cenci, Gianluca Codeghini, Ermanno Cristini, Gabriele De Santis, Alessandro Di Pietro, Maurizio Donzelli, Diana Dorizzi, Samuele Menin, Valerio Nicolai, Giovanni Oberti,Vera Portatadino, Sara Rossi, Agne Raceviciute, Luca Scarabelli, Daniela Spagna Musso, Miki Tallone, Mauro Vignando

Curated by Ermanno Cristini, Samuele Menin, Luca Scarabelli

Oggetto: FW: Museo Cerro Data: giovedì 22 novembre 2012 19.18
Da: ERMANNO CRISTINI <cristini.reset@libero. it> A: SAMUELE MENIN <samuele@flashartonline. com>, LUCA SCARABELLI <lucascarabelli@gmail. com> Conversazione: Museo Cerro

Ciao a entrambi. Vi trasmetto la pianta del museo e la descrizione delle singole sale. Allego anche la foto della facciata. La collezione del museo è schedata e consultabile al seguente link (per la soddisfazione dei topi d’archivio!): http://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/ istituti/33 Vi giro anche i miei appunti relativi al tema e alla struttura che potrebbe avere la mostra.

La prima cosa che ho pensato a proposito di questo museo è che appunto è un museo: un piano ordinante che scansionando il tempo “forma” lo spazio. Storia, archivio, classificazione, vetrine, display: i segmenti estratti da una linea continua; elementi discreti che scompongono un flusso. Questa scom- posizione è una sorta di “rigidità” nell’ordine delle cose; una struttura, probabilmente necessaria alla conoscenza come tutte le strutture, ma solo nella consapevolezza della propria inadeguatezza. Poi è un museo della ceramica: la civica Raccolta diTerraglia che trova spazio al MIDeC connota in modo marcato le qualità spaziali e “narrative” di questo museo. La ceramica mi fa pensare prima di tutto alla fragilità. La fragilità in senso proprio è l’attitudine a spezzarsi, in senso figurato è il delicato, il gracile, il precario. Insomma è una materia che per sua natura si apre alla fessura. Il suo fessurarsi ne marca la sua debolezza. O la sua forza?

Dunque questo spazio è il luogo di un “ordine fragile”. Attraversato dalla fessura si stende intorno ad una domanda: perché le cose materiali si spezzano?    Così si domandava anche Aristotele. Ma c’è un luogo temporale e spaziale, immediatamente prima dello spezzarsi, del collasso della materia, in cui si vive uno stato di sospensione, di respiro trat- tenuto; l’istante in cui sta per perdersi la “firmitas” ma ancora non si apre il crollo. Forse potremmo costruire la mostra proprio intorno a questa condizione, che per certi aspetti è il luogo in cui si manifesta un campo di possibilità. Una mostra che si articoli tra le collezioni del museo assumendole a pretesto per una riflessione intorno ai temi della fragilità come risorsa. In questo senso penso a una mostra “sottrattiva”, fatta di presenze discrete, che disegni un percorso nei percorsi della collezione fatto di elementi da scoprire piano piano, attraverso una sorta di “sguardo secondo”.

Ermanno

Oggetto: FW: Museo Cerro
Data: venerdi 23 novembre 2012 15.20
Da: LUCA SCARABELLI lucascarabelli@gmail.com A: SAMUELE MENIN <samuele@flashartonline. com>, ERMANNO CRISTINI <cristini.reset@ libero.it>
Conversazione: Museo Cerro

 

La ceramica, la terraglia, le terrecotte, la porcellana, la maiolica... sono materie che conosco poco poco, è un antico mondo artistico artigianale a me sconosciuto, non mi sono mai accostato a questa tecnica, credo che alla fine mi respinga in generale un po’ la sua lucentezza. E’ una condizione povera quella del mio giudizio, che si ferma alla superficie
di cose colte solo da lontano. Sono però incuriosi- to e attratto dalla possibilità di scoprire quali risor- se ci siano al di fuori della domestica quotidianità, diciamo delle sue aperture non utilitaristiche.Vorrei girargli attorno alla ceramica pur essendoci immer- so nel museo. Comprenderla non come totalità
e praticità, ma per frammenti, anche per rotture, fisiche ed epistemologiche. Creare qualcosa che l’accompagni, ma che aggiri la sua specificità, anche contraddicendola, per un gioco dialettico sospeso tra materia e materiale. Pensavo a qualcosa relativo alla sospensione, all’esilità, alla costruzione di qualcosa che metta in evidenza la sua intelligibilità quasi senza accorgersene. Forse occorre metterla lì, un po’ di lato. Per gli artisti che ci accompagne- ranno e che lavoreranno con noi, cercherei tra chi sa infiltrarsi in questo spazio laterale, friabile, che sento come una soglia, uno spazio che è un po’ qui e un po’ là, di un silenzio tutto da pensare, spazio dell’origine, d’argilla, fragile. Anche a chi sa rompere il materiale per portarlo indietro nel tempo.
L’isolatore per l’alta tensione. Un oggetto fuori uso -tra quelli che abbiamo visto durante la visita al museo nel cortile sul retro del museo- ha tutte le condizioni per essere una scultura minimale sospe- sa tra organicità e modularità, una forma dettata dalla condizione d’esistenza. Sarebbe piaciuta a Brancusi? Una piuma pesante?
Luca

 

 

 

Oggetto: FW: Museo Cerro
Data: giovedi 6 dicembre 2012 20.30
Da: SAMUELE MENIN <samuele@flashartonline. com>
A:, ERMANNO CRISTINI <cristini.reset@libero.it> LUCA SCARABELLI <lucascarabelli@gmail.com> Conversazione: Museo Cerro

 

Pensavo che potremmo fornire agli artisti due ulteriori elementi unificanti: la materia e il colore.
Si possono per esempio utilizzare materie che connotino fragilità e quindi anche, ma non ne- cessariamente, che si trasformino o addirittura si cancellino durante la mostra. Penso a cose come
il profumo, la polvere, ecc. che si vedano appena e che poi magari spariscano. Poi potremmo attenerci a colori che si riferiscano al bianco o comunque a toni molto chiari.
Vorrei che la mostra trasmettesse subito la sensa- zione di fragilità e di riduzione in contrasto con il carattere accrescitivo della collezione del museo e delle decorazioni dei singoli elementi. E’ un museo molto “ricco”; questa materia fragile, che presuppo- ne un vuoto, in realtà si rovescia in un “pieno” che è dato dalla decorazione.
Per il catalogo potremmo non utilizzare un foto- grafo esterno e invece chiedere ad ogni artista di fotografare la propria opera in modo che la foto costituisca un’opera sull’opera e il catalogo stesso diventi una sorta di proiezione della mostra.
Samuele


Breathe (Cerro), 2013, ink-jet cardboard, glass, site specific 6 elements