FOUR MOVEMENTS TO WASTE TIME

July 2015

Arthur Cravan Foundation, Milan

Lecture Strolling. Les Sublimes Archive - 6pm Your Local Time Europe

Curated by Silvia Hell, Helga Franza

“Sublime è ciò che l’anima non può evitare” (Liberamente tratto da    Edmund Burke)   
“Non è dal lavoro che nasce la civiltà, essa nasce dal tempo libero e dall’ozio” (Alexandre Koyré)

In occasione di 6pm Your Local Time Europe, mercoledì 22 luglio alle 18.00, la Fondazione Arthur Cravan è lieta di presentare una conferenza passeggiando a cura di Helga Franza e Silvia Hell.


Programma:
- ‘I lunedì dei Sublimi_documenti e materiali’ Giampaolo Capisani
- ‘Four movements to waste time’ Ermanno Cristini
- ‘Tra il dire e il fare 2’ Giorgia Vian
- ‘Distillati Sublimi’ da Les Sublimes archive
- ‘Piiiiiiiiii’ Gianluca Codeghini


LES SUBLIMES ARCHIVE www.lessublimes.org è un archivio digitale a cura di Helga Franza e Silvia Hell che raccoglie taccuini e quaderni di appunti di artisti, scrittori e musicisti. Tutto il progetto di archiviazione digitale è stato curato e realizzato da Luca Lampo ed è ospitato da Eibit Lab www.eibit.it

6PM YOUR LOCAL TIME http://www.6pmyourlocaltime.com è una piattaforma online che raccoglie e coordina le immagini provenienti da opening simultanei in tutta Europa. Per l’occasione di 6PM your local time Europa le immagini saranno trasmesse anche al castello di Brescia durante il festival musicale Otto Zoo.


FOUR MOVEMENTS TO WASTE TIME

25/07/2010 – 22/07/2015

1)
“Ingegnere del tempo perduto”: mi è sempre piaciuto il titolo che Pierre Cabanne ha assegnato alle sue conversazioni su e con Marcel Duchamp. Perché perdere il tempo è ricomporlo nella sua fluidità. E ricomporre il tempo è ricomporre l’essere. Per questo io gioco, sperperando il tempo dentro un tempo improduttivo.

 

“Preferisco respirare piuttosto che lavorare”
Marcel Duchamp, Ingegnere del tempo perduto, conversazione con Pierre Cabanne, Settembre 1966

 

2)
Daniela, una persona importante per me, mi aveva regalato l’anno scorso un appunto, scritto sul retro di un foglietto, di quelli che si tengono accanto al telefono per scarabocchiare mentre si parla. Sul fronte, immerso nei segni, c’è il mio numero di telefono; la traccia di un incrocio in cui ci siamo trovati a lungo insieme a sperperare il tempo.
Sul retro è scritto: “Noi siamo quelli che, il tempo perso produce sempre un valore! Daniela”

 

“La conclusione finale a cui lo porta questa operazione è che l’oggetto delle sue conquiste non è altro che il tassello di legno sul quale ciascun pezzo si posa: un emblema del nulla.”
Italo Calvino, Lezioni americane (a proposito de Le città invisibili), 1985-93

 

3)
Questo foglietto vaga ancora sulla mia scrivania. Ho pensato di farne un lavoro: ricalcare il testo di foglio in foglio per un’intera risma di carta, ovvero 500 fogli. E continuare questa scrittura di ricalco, inutile, per 500 risme di carta. (Forse la scrittura, di ricalco in ricalco, si “sgranerà” scavando nel messaggio una sorta di negligenza, la negligenza del gesto) Abbandonare ogni risma in 500 punti diversi di una città a me molto cara, Berlino (un berlinese mi diceva tempo fa: “Berlino non è, diventa”), in modo che chi vuole possa prendere e portarsi a casa un foglio, la testimonianza di uno scarto temporale.

 

“ Nella matematica esistenziale questa esperienza assume la forma di due equazioni elementari: il grado di lentezza è direttamente proporzionale all’intensità della memoria; il grado di velocità è direttamente proporzionale all’intensità dell’oblio.”
Milan Kundera, La lentezza, 1995

 

4)
In ogni foglio è impresso il “vuoto” di una “casetta”. Una forma/non forma su cui sto lavorando da tempo, abbastanza per caso, ma che per caso rimanda alla Domus romana, il luogo dell’Otium.
Il “vuoto” taglia il testo -che in parte deve essere inferito- come un silenzio, la condizione che consente di toccare il corpo dei suoni.

 

“(...) Avrei preferenza di no.”
Hermann Melville, Bartleby lo scrivano, 1853

 

Daniela, an important person to me, gave me a note written on the back of a small piece of paper last year as a gift, one of those that you keep by the telephone to scribble on while someone is speaking to you. On the front, immersed in the notes, is my telephone number; a trace of a meeting in which we spent a long tinte t ogether just wasting time. On the back is written: “We are those who, always value, wasted time! Daniela”.

 

This note is still on my desk. I have thought about making a work: to trace the text from sheet to sheet for an entire ream of paper, 500 sheets. And to continue, this useless tracing for 500 reams (maybe the writing, from tracing to tracing-, will ‘shell’ itself, incising a kind of negligence into the ntessage, the negligence of the gesture).
Each ream would be left in 500 different spots in Berlin, a city that is dear to me (a Berliner said to me some time ago: “Berlin is not; it becomes”), so that whoever wants to can take a sheet home with them, the testimony of a time lapse.

 

On each sheet the ‘void’ of a ‘little house’ is imprinted. A form/no form which I have been working on for some time, quite by chance, but by chance it refers to the Roman Domus, the place of the Otium. The ‘void’ cuts the text- that has to be partially inferred as a silence, the condition that allows one to touch the body of the sounds.

Translated by Cecilia Guida